2 ottobre 2022: LULA vs BOLSONARO. Perchè le elezioni brasiliane sono importanti per l’ambiente

 

 

E’ passata una settimana esatta dalle ultime elezioni politiche italiane, tuttavia i risultati sono ancora al centro di grande dibattito. Sei stanco di sentirne parlare e non ne vuoi sapere più per un po’? Tranquillo, in questo articolo parleremo d’altro 🙂
Ma restiamo sempre nell’ambito politico, e parliamo sempre di elezioni: quelle che stanno avvenendo in queste ore in Brasile.

Proprio così: oggi, domenica 2 ottobre 2022, milioni di cittadini e cittadine brasiliani si stanno recando ai seggi elettorali per votare il 39° Presidente della Repubblica e Capo dello Stato.

 

L’importanza di queste elezioni

I due principali sfidanti sono Jair Bolsonaro, presidente uscente dopo quattro anni di governo, e Lula, ex presidente che ha governato il Paese per ben due mandati una ventina di anni fa.
Due leader politici con opinioni contrastanti in qualsiasi ambito: dai diritti lgbtq+ all’uso delle armi, dalla tortura alla gestione della pandemia. Ma c’è anche un altro ambito che li vede praticamente opposti: quello dell’ambiente.

Il Brasile ospita infatti il 60% dell’Amazzonia, la più grande foresta pluviale della Terra che custodisce il 70% della biodiversità di tutto il Pianeta e la cui vegetazione trattiene miliardi di tonnellate di carbonio. E’ nell’interesse di tutti sapere chi amministrerà questo “Polmone verde” nei prossimi anni, cruciali per la lotta all’emergenza climatica ed ecologica.

Queste elezioni potrebbero rappresentare una notevole svolta nelle politiche ambientali brasiliane, dopo 4 anni di una politica basata sul negazionismo climatico, sulla devastazione della foresta amazzonica e sui soprusi nei confronti delle popolazioni indigene.

Ma torniamo ad oggi: vediamo chi sono i due candidati di queste elezioni e che cosa hanno fatto, durante i loro mandati, in ambito climatico.

 

Chi è e che cosa ha fatto Lula (2003 – 2011)

 

Lula

Ex sindacalista e leader del Partito dei Lavoratori, Luiz Inácio Lula da Silva è stato eletto per la prima volta nel 2003 ed è rimasto in carica per due mandati, fino al 2011.

Durante questo periodo ha lottato contro la deforestazione dell’Amazzonia, adottando diverse misure fra cui il miglioramento dei sistemi di monitoraggio satellitare, l’aumento delle zone protette e la rigorosa applicazione del codice forestale. E ci è riuscito egregiamente, riducendo le attività di deforestazione dell’80% rispetto all’inizio del suo primo mandato.

Nel 2018 Lula viene arrestato e incarcerato per corruzione, nel 2019 viene liberato dopo la pubblicazione di un’indagine che accusava uno dei più importanti giudici di essere imparziale e di aver collaborato con gli avvocati accusatori. Giudice che, fino a due anni fa, era ministro della Giustizia di Jair Bolsonaro.

 

L’ascesa di Bolsonaro (2018 – oggi)

 

Bolsonaro

Ex capo dell’esercito e leader del Partito Liberale, Jair Bolsonaro è stato eletto il 7 ottobre del 2018. Fin da subito si è contraddistinto per le idee politiche populiste ed ultra conservatrici, tant’è che è stato soprannominato “Trump dei Tropici”. Durante il suo mandato non ha fatto altro che confermare la similitudine con l’ex presidente USA, soprattutto in ambito di clima e ambiente. Vediamo perché, in 5 punti.

1. Collaborazione internazionale
Scettico riguardo i cambiamenti climatici, Bolsonaro non ha mai visto di buon occhio le Conference of Parties dell’ONU, le conferenze annuali più importanti in questo ambito, e nemmeno gli accordi che ne sono derivati, primi fra tutti quelli di Parigi. Nel 2019, anno del suo insediamento, si è rifiutato di ospitare la COP25, affermando che “Sul clima, il Brasile non deve nulla al mondo”.
Insomma, non un buon inizio… e nemmeno un buon motivo per auspicarne un secondo mandato: in caso di vittoria ha già detto che non andrà alla COP27 che si terrà a novembre in Egitto.

2. L’Amazzonia

Durante il summit sul clima promosso da Joe Biden all’indomani dal suo insediamento, Jair ha promesso di voler porre fine alla deforestazione illegale entro il 2030. Tuttavia sotto la sua presidenza la deforestazione non ha fatto altro che aumentare: negli ultimi quattro anni sono stati cancellati 34 mila chilometri quadri di foresta amazzonica, una superficie pari a quella del Belgio.

Il presidente non ha mai mosso un dito per fermare i latifondisti e i trafficanti illegali di legname, che disboscano immense aree di foresta per poterle sostituire con allevamenti intensivi o monocolture di soia; ne parla in modo esaustivo Presadiretta in “Guerra all’Amazzonia”, report di cui avevo brevemente parlato anche in questo post.

Tant’è la sua campagna elettorale è finanziata proprio dai “fazendeiros”, lobby di latifondisti che controlla attualmente quasi il 40% del Parlamento.

Lula e Bolsonaro: Amazzonia
I livelli di deforestazione dell’Amazzonia durante i diversi governi

 

3. Enti di protezione ambientale

Fin dall’inizio del suo mandato Bolsonaro ha tentato in tutti i modi di smantellare i principali enti di protezione ambientale presenti nel Paese: ha tagliato del 24% i fondi destinati al Ministero dell’ambiente e ha tolto sempre più poteri all’Ibama, ente che si occupava dell’ispezione ambientale e che teneva quindi sotto controllo le attività di disboscamento illegali.
Come se non bastasse, ha deciso di licenziare dirigenti con conoscenze tecniche e scientifiche sostituendoli con militari e politici inesperti.

 

4. Emissioni climalteranti

Sotto la sua amministrazione il Brasile si è impegnato a raggiungere lo zero netto di emissioni entro il 2050. Una promessa, però, contraddetta dai dati di fatto: sotto il suo governo, le emissioni di CO2 provenenti dalla foresta amazzonica sono state oltre il doppio della media degli anni precedenti.

La credibilità di questo obiettivo è inoltre messa in dubbio dal ClimateActionTracker, gruppo indipendente di ricerca scientifica che monitora e verifica l’azione dei governi per la riduzione delle emissioni di gas serra.

5. Indigeni

“E’ un peccato che la cavalleria brasiliana non sia stata efficiente quanto quella americana nello sterminare i suoi Indiani”, ha dichiarato l’attuale presidente tempo fa.

Bolsonaro è a favore del “Marco Temporal”, una proposta che minaccia la demarcazione delle terre indigene e che comporterebbe lo sfollamento e genocidio dei popoli che vivono nella foresta amazzonica, importanti custodi dell’ecosistema.

Cosa accadrà ora?


Lula è dato favorito dagli ultimi sondaggi, che lo danno nettamente avanti con il 49% contro il 34% di Jair Bolsonaro. Superando la soglia del 50% potrebbe vincere queste elezioni direttamente al primo turno, senza passare per il testa a testa che si terrebbe il prossimo 30 ottobre.

Come rileva la scrittrice e giornalista brasiliana Glória Paiva, ultimamente, a seguito dei ripetuti discorsi incendiari del presidente Jair Bolsonaro contro i suoi oppositori e con la finalità di sollevare sospetti sull’affidabilità del sistema elettorale brasiliano, si sarebbe diffuso nel paese un clima di incitamento all’odio e all’intolleranza politica.

Per tale motivo, in caso le previsioni si rivelassero corrette, non sono da escludere disordini nel Paese: Bolsonaro ha detto che, in caso di sconfitta, denuncerà brogli. Un’affermazione “trumpiana” da non sottovalutare, dopo aver visto quanto accaduto negli USA dopo la vittoria di Joe Biden.

7 commenti su “2 ottobre 2022: LULA vs BOLSONARO. Perchè le elezioni brasiliane sono importanti per l’ambiente”

  1. Cristina Andreis

    Grazie mille Fabrizio per questo articolo sulle elezioni in Brasile!
    Io spero che Lula sia una brava persona. e che vinca queste elezioni. In ogni caso, anche se non lo fosse, non potrebbe mai essere spregevole come B…. non riesco nemmeno a pronunciarlo quel nome…
    Speriamo Fabrizio!!!!
    Un abbraccio

    1. Ciao zia Cristina, grazie per il supporto! Mi fa molto piacere sapere tu abbia trovato utile questo articolo 🙂
      Ora si va ai ballottaggi che saranno il 30 ottobre… FORZA LULA!

      1. Cristina Andreis

        Speriamo!!! Non so come andrà a finire, ma penso comunque che la
        vittoria di Lula sarebbe un segnale positivo e incoraggiante di risveglio delle coscienze.
        ciao Fabrizio!

      2. Cristina Andreis

        Speriamo!
        Non so come andrà a finire, comunque penso che la vittoria di Lula sarebbe comunque un positivo segnale di risveglio delle coscienze.
        ciao Fabrizio!

  2. Ciao Fabrizio, grazie mille per queste informazioni molto precise e che mi hanno fatto capire l’importanza di queste elezioni per il Brasile.
    Spero anch’io che Lula vinca le elezioni e che possa impegnarsi per proteggere la foresta Amazzonica, così importante per tutti noi. 🤞🏼🍀🐞

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